La rete italiana delle telecomunicazioni, con l’uscita di Tim, tornerà sotto il controllo dello Stato attraverso la partecipazione di investitori statali e del fondo americano Kkr. La società della rete, chiamata NetCo, vedrà il fondo Kkr come maggioranza, mentre il Ministero dell’Economia (Mef) e altri investitori istituzionali potrebbero consolidare la posizione pubblica, raggiungendo una quota intorno al 30%.
Il governo italiano sta elaborando un assetto ideale che permetta allo Stato di mantenere un controllo su un asset strategico per il Paese, consentendo a Kkr di investire nella trasformazione della rete in fibra ottica e successivamente uscire e monetizzare la sua quota di profitto. Tim attende l’offerta vincolante entro il 30 settembre, con cifre intorno ai 21 miliardi di euro.
Inoltre, si sta parlando di una possibile fusione con Open Fiber per creare una rete unica nazionale. La governance della società della rete sarà un tema delicato, con Kkr che desidera avere un ruolo gestionale e garanzie sui piani di investimento.
Saranno necessarie verifiche e notifiche in termini di golden power, poiché un soggetto extra Ue otterrà la maggioranza di un asset strategico per l’Italia. Il gruppo media francese Vivendi possiede il 23,7% di Tim e il suo consenso è ancora incerto. Potrebbe proporre di portare l’operazione di scorporo della rete all’assemblea straordinaria di Tim.
La rete italiana delle telecomunicazioni sta per tornare sotto il controllo dello Stato italiano, con l’uscita di Tim. Il governo sta lavorando per assicurarsi che la rete venga trasformata in fibra ottica e per monetizzare gli investimenti futuri attraverso la partecipazione di investitori statali e del fondo Kkr. NetCo, la società della rete, vedrà Kkr come azionista di maggioranza, mentre il Ministero dell’Economia e altri investitori istituzionali potrebbero consolidare la posizione pubblica. Questo nuovo assetto è destinato ad assicurare al Paese un controllo strategico sulla rete italiana delle telecomunicazioni. Inoltre, si sta discutendo di una possibile fusione con Open Fiber per creare una rete unica a livello nazionale. Tuttavia, la governance della società della rete rappresenterà una questione delicata, con Kkr che desidera avere un ruolo gestionale e garanzie sui piani di investimento. Saranno necessarie ulteriori verifiche e notifiche, dal momento che un investitore extra Ue acquisirà la maggioranza di un’importante risorsa per l’Italia. Infine, il gruppo media francese Vivendi, possedendo il 23,7% di Tim, avrà un ruolo chiave nella decisione finale. Potrebbe proporre di portare l’operazione di scorporo della rete all’assemblea straordinaria di Tim.
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